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mercoledì 25 settembre 2013

Marco Tullio Cicerone: i traditori


"Una nazione può sopravvivere ai suoi imbecilli ed anche ai suoi ambiziosi, ma non può sopravvivere al tradimento dall'interno. Un nemico alle porte è meno temibile perché mostra i suoi stendardi apertamente contro la città. Ma per il traditore che si muove tra quelle, la porta è aperta, il suo mormorio si sposta dalle strade alle sale del governo stesso. Perché il traditore non sembra un traditore. Parla una lingua che è familiare alle sue vittime ed usa il loro volto e le loro vesti, appellando alle profondità del cuore umano. Marcisce il cuore di una nazione; lavora in segreto come un estraneo nella notte, per abbattere i pilastri della nazione, infetta il corpo politico in modo inesorabile". 

Marco Tullio Cicerone

Giorgio Gaber: se ci fosse un uomo


Se ci fosse un uomo
un uomo nuovo e forte
forte nel guardare sorridente
la sua oscura realtà del presente.

Se ci fosse un uomo…

Forte di una tendenza senza nome
se non quella di umana elevazione
forte come una vita che è in attesa
di una rinascita improvvisa.

Se ci fosse un uomo.

Se ci fosse un uomo generoso e forte
forte nel gestire ciò che ha intorno
senza intaccare il suo equilibrio interno
forte nell'odiare l'arroganza
di chi esibisce una falsa coscienza
forte nel custodire con impegno
la parte più viva del suo sogno
se ci fosse un uomo.

Se ci fosse un uomo.

Questo nostro mondo ormai è impazzito
e diventa sempre più volgare
popolato da un assurdo mito
che è il potere.
Questo nostro mondo è avido e incapace
sempre in corsa e sempre più infelice
popolato da un bisogno estremo
e da una smania vuota che sarebbe vita
se ci fosse un uomo.

Se ci fosse un uomo.
Se ci fosse un uomo.

Allora si potrebbe immaginare
un umanesimo nuovo
con la speranza di veder morire
questo nostro medioevo
col desiderio che in una terra sconosciuta
ci sia di nuovo l'uomo al centro della vita.

Allora si potrebbe immaginare un neo rinascimento
un individuo tutto da inventare
in continuo movimento.
Con la certezza
che in un futuro non lontano
al centro della vita ci sia di nuovo l’uomo.

[parlato] Un uomo affascinato da uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da corpi e da anime gioiose che sanno entrare di slancio nel cuore delle cose
popolato di fervore e di gente innamorata ma che crede all'amore come una cosa concreta
popolato da un uomo che ha scelto il suo cammino senza gesti clamorosi per sentirsi qualcuno
popolato da chi vive senza alcuna ipocrisia col rispetto di se stesso e della propria pulizia.
Uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da un uomo talmente vero che non ha la presunzione di abbracciare il mondo intero
popolato da chi crede nell'individualismo ma combatte con forza qualsiasi forma di egoismo
popolato da chi odia il potere e i suoi eccessi ma che apprezza un potere esercitato su se stessi
popolato da chi ignora il passato e il futuro e che inizia la sua storia dal punto zero.
Uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da chi è certo che la donna e l'uomo siano il grande motore del cammino umano
popolato da un bisogno che diventa l'espressione 
di un gran senso religioso ma non di religione
popolato da chi crede in una fede sconosciuta dov'è la morte che scompare quando appare la vita
popolato da un uomo cui non basta il crocefisso ma che cerca di trovare un Dio dentro se stesso.

Allora si potrebbe immaginare
un umanesimo nuovo
con la speranza di veder morire
questo nostro medioevo
col desiderio 
che in una terra sconosciuta
ci sia di nuovo l'uomo
al centro della vita.

Con la certezza 
che in un futuro non lontano
al centro della vita
ci sia di nuovo l'uomo.

lunedì 9 settembre 2013

George Orwell: lo scopo della guerra



Lo scopo della guerra non è quindi di carattere economico, ma
serve a fare in modo di consumare nelle spese militari gran
parte delle risorse che altrimenti servirebbero a rendere più
ricca e intelligente la vita dei cittadini. La distruzione
della bellezza, inoltre, allontana dai pensieri spirituali e
ci rende più vuoti dentro predisponendoci ad una mentalità
consumistica e materialista come vogliono i potentati moderni.
Infine è determinante l’alterazione ed il controllo della
storia ottenuto tramite la distruzione dei documenti che
testimoniano una realtà passata migliore di quella attuale.
Così i dati sulle epoche precedenti o vengono modificati a
piacimento oppure cancellati completamente dalla memoria
storica. L’obiettivo è quello di non dare agli uomini termini
di confronto e far credere loro di trovarsi nel miglior stato
possibile, nel miglior mondo possibile.
Altro mezzo utilizzato dal Grande Fratello per perseguire i
propri scopi è quello della perenne guerra contro le due
potenze mondiali. La guerra descritta è in realtà solo un
pretesto, uno strumento per controllare la popolazione più
povera. “In conformità ai principi del bipensiero, non ha
importanza che la guerra ci sia davvero o che, essendoci la
vittoria, sia impossibile. Lo scopo della guerra non è la
vittoria ma la continuità. Lo scopo della guerra è la
distruzione da quanto prodotto dal lavoro umano.
Una società gerarchica è possibile solo sulla base della
povertà e dell’ignoranza. Come principio lo sforzo bellico
è sempre programmato per tenere la società alla soglia della
fame. La guerra è scatenata dal gruppo dominante contro i
suoi stessi soggetti. E lo scopo non è la vittoria contro
l’Eurasia o l’Estasia, ma di far rimanere intatta la
struttura della società.” ~ George Orwell 1984

lunedì 2 settembre 2013

Silvio Pellico: ciò che fermamente si tiene per importante verità



“Che importa il baldanzoso vigore d'opinioni accreditate, ma senza fondamento? È vero che uno zelo intempestivo è indiscrezione, e può maggiormente irritare chi non crede. Ma il confessare con franchezza, e modestia ad un tempo, ciò che fermamente si tiene per importante verità, il confessarlo anche laddove non è presumibile d'essere approvato, né d'evitare un poco di scherno, egli è preciso dovere. E siffatta nobile confessione può sempre adempirsi, senza prendere inopportunamente il carattere di missionario.” 

Silvio Pellico – Le mie prigioni -