Mi sono scocciato di sottostare alla legge del vivere civile che ti assoggetta a dire sì senza convinzione quando i no, convintissimi, ti saltano alla gola come tante bolle d'aria. Eduardo De Filippo, Gli esami non finiscono mai, 1973
Nicola e Stefano,
premetto che mi ritengo una persona che, in prima istanza,
tenta sempre di addivenire ad un compromesso che possa essere di beneficio a
tutte le parti contendenti.
In termini molto generali e minimizzando quindi la realtà della nostra azienda,
alla luce di tutto ciò che ho visto e che vedo attorno a me, alla luce delle
informazioni che giornalmente mi sforzo di racimolare ed ordinare nella mia
mente, alla luce di innumerevoli esempi quotidiani di cui sono, a volte attivo
ed a volte inerte spettatore, alla luce di semplici statistiche che vedono
aumentare i redditi dei sempre più ricchi a discapito dei redditi dei sempre
più poveri, alla luce di molti altri motivi che non mi dilungo ad elencarvi,
sono giunto alla conclusione che non e’ più tempo ne' mia intenzione procedere
ad accordi, mediazioni, compromessi, patti o quant’altro con gente animata
unicamente dal proprio immediato e malcelato, per non dir palese, profitto.
A mio avviso, e’ giunto il momento di porre un ostacolo
insuperabile ai continui tentativi di “limare al ribasso” i diritti della
maggioranza delle persone a vantaggio effettivo dei soliti pochi noti e non
della collettività.
Basta semplicemente dire NO.
Dirlo a voce alta ben sapendo che costerà grossi, iniziali,
sacrifici.
Personalmente sono disposto a questi sacrifici in quanto
sono fermamente convinto che sia l’unico modo per liberarsi dal giogo nel quale
siamo stati messi, a vantaggio almeno delle generazioni future.
L’unico problema, se e’ un problema, e’ che la maggior parte
delle persone non la pensa così.
La maggior parte delle persone e’ fiduciosa che i
“reiterati” e “piccoli” sacrifici che gli vengono imposti, e a cui si
assoggettano docilmente, siano comunque necessari, soprattutto se paragonati ad
alternative “catastrofiche”, come ad esempio l’esternalizzazione o la perdita
del lavoro.
La maggior parte delle persone e’ disposta ad arrivare a
“grattare” il fondo del barile prima di ribellarsi, quando forse non ne avra' neanche più la forza.
La maggior parte delle persone, ed i millenni precedenti -
con rare eccezioni - ce lo dimostrano,
non si rende conto di quanto a portata di mano possa essere la realizzazione di
una vita da uomo libero piuttosto che una vita da schiavo.
Le stesse organizzazioni sindacali, compromesso dopo
compromesso, hanno avuto un ruolo
importante nel perdere le conquiste dei nostri padri e nel costringere i nostri
figli a “sopravvivere” con un lavoro precario mal retribuito ed incerto come la stessa parola insegna.
Basta semplicemente dire NO.
Dirlo a voce alta ben sapendo che costerà grossi, iniziali,
sacrifici.
Dirlo anche quando il compromesso può risultare
“conveniente” ad una miope visione.
Dirlo non avendo paura di incorrere nelle ire delle persone
che il più delle volte e per vari motivi non riescono o non vogliono o non
possono avere una visione più approfondita di ciò che li circonda.
Comunque, una magra consolazione mi solleva debolmente.
E’ il pensiero che, quando le future generazioni protesteranno per le condizioni lavorative, famigliari, economiche, sociali
che si troveranno a dover subire per l’inezia, egoismo, codardia della
maggioranza dei loro genitori, almeno potrò dire che la mia, piccola parte, ho
tentato di farla, provando a porre il “bene collettivo maggiore” come obiettivo
unico perseguibile.
… è forse poco, ma è ciò che resta a persone come me che
avendo un perché per vivere possono sopportare anche il destino che li
travolge.
Andrea
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