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lunedì 28 gennaio 2013

Nisargadatta Maharaj: chi sei


"Nello stato di veglia,sapere che sei è di per sé una sofferenza; ma,essendo impegnato in infinite attività, riesci a sopportarlo.
Questa qualità del senso dell’essere,la conoscenza ‘io sono’, non tollera se stesso.
Non sopporta di stare da solo a percepire se stesso."
Nisargadatta Maharaj

Queste parole hanno scavato un solco profondo dentro la mia quotidianità.
Non riuscivo a tradurre in realtà, in azioni l’essenza di queste frasi.
Poi ho cercato di spostare la mia “attenzione” da quello che faccio a chi lo fa.
E’ come vedersi in un film dove tu sei l’attore principale e sullo schermo scorrono le scene.
Ho provato a togliere quella emotività che mi impedisce di interpretare quel ruolo in maniera ottimale.
Rimane l’entusiasmo ma ho tolto la paura di sbagliare “tanto non sono io quello”.
Credo che in questo modo tutte le scene della mia vita posso interpretarle al meglio delle mie possibilità senza preoccuparmi del futuro.
Così facendo, se tutto questo film va avanti fino al suo epilogo che non conosco, ho la possibilità di rimanere tranquillo senza paure quando “non recito”.
Posso starmene da parte e osservare gli altri che riempiono la scena, tanto so che interverrò quando la mia presenza sarà richiesta.
Ma nelle pause c’è la serenità di stare fermo a guardare, anzi è un piacere senza aspettare nulla in cambio.
Non c’è il desiderio di fare, la mente è quieta.
Stefano

martedì 15 gennaio 2013

Andrea: Parole

«Voi potete comperare il lavoro di un uomo, la sua esperienza, i suoi consigli, ma non potrete mai comperare l'entusiasmo, l'iniziativa, la devozione del cuore, della mente, dell'animo. Queste cose le dovete meritare con la vostra lealtà verso di lui». (Platone)

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L’azienda e’ composta di Persone.

Un suggerimento per migliorare le Persone, e quindi l’azienda, forse lo si puo’ trovare tra le parole, semplici ma difficili da seguire, di un antico filosofo.

Molto spesso queste parole si scontrano, e ne rimangono profondamente sconfitte, con altre parole : efficienza, produttivita’ e guadagno.

Battaglie di parole che si trasformano in reali comportamenti disorientati e disillusi, dai quali traspare, pero’ e per fortuna, una rassegnazione sempre pronta a ripudiare se stessa.
Sono battaglie combattute all’ultimo sangue allo scopo di raggiungere un’effimera quanto inutile ed irraggiungibile vittoria.
Sono battaglie inutili perche’ non intuiscono la semplice legge della natura che vede gli opposti che si attraggono e che necessitano dell’altro per avere un significato.
Sono battaglie che dovrebbero chiamarsi tentativi di raggiungere un equilibrio, evitando dolorosi sconfinamenti da una e dall’altra parte.

Basterebbe che venisse assimilato il valore intrinseco delle parole ponendo particolare attenzione a come esse dipendano dalle altre e ne siano legate da briglie tanto invisibili quanto resistenti.

Non sono solo parole alle quali portare un timore reverenziale sconnesso dalla realta’.

Cercando questo equilibrio, ogni processo, ogni strumento di lavoro, ogni Persona, ogni Azienda, forse, ne trarrebbe giovamento.

Un miglioramento che non necessiterebbe di essere continuamente auspicato, richiesto e rincorso, in quanto automatico perche’ frutto della lealta’, reciproca.

Sta anche a noi decidere cosa fare.


lunedì 14 gennaio 2013

mercoledì 9 gennaio 2013

Andrea - Per qualche milione di euro in piú


Perche' un uomo che gia' possiede piu' che a sufficienza tutto cio' che gli puo' bastare per vivere e ben oltre, continua a rincorrere la possibilita' di aumentare ulteriormente i propri guadagni ?

Quali possono essere le motivazioni che lo inducono, molto spesso, a compiere atti disgustosi verso gli altri, e che non ci metterebbe un attimo a riconoscere come tali se fossero rivolti verso di lui, in nome del guadagno ?

E, ancor peggio, come puo’, sempre avendo gia’ tutto ed in nome di un aumento ulteriore di denaro, perdere il rispetto di se stesso compiendo scelte a dir poco abiette ?

Sono uomini talmente occupati a fare denaro che gli sfuggono elementari verita’ e perdono autentici momenti di felicita’.

Si puo star bene continuamente scortati da guardie personali che, oltre a proteggerci, limitano continuamente la nostra liberta’ ?

Per queste persone, una passeggiata al parco pubblico da solo o con la propria fidanzata e’ un qualcosa di assolutamente improponibile.

Non si rendono conto che sono prigionieri in gabbie dorate ?

Non si rendono conto che le loro numerose mega ville al mare, in collina, in montagna o in qualunque sicuramente magnifico posto, se le godono di piu’ i vari maggiordomi e giardinieri che loro in qui pochi giorni all’anno in cui ci dimorano ?

E si rendono conto che quei meravigliosi posti dove sorgono le loro ville, sono tali proprio perche’ “risparmiati” dalla loro stessa avidita’ che, invece, in altri luoghi non si e’ fermata davanti a nulla ?

E allora, perche’, avendo tutto, continuano a perseverare nell’accumulare denaro a scapito degli altri ?
Perche’ non si accontentano della immensa fortuna che hanno accumulato e, come minimo, non continuano a rovinare la vita degli altri ?

Penso che continuino cosi’  semplicemente perche’ non hanno la piu’ pallida idea di cosa significhi vivere veramente !

Per capire il concetto basta paragonare, ad esempio, la vita di un gorilla nato in gabbia con la vita di un gorilla nato e vissuto libero e che poi e’ stato messo in gabbia !

Il primo, non sapendo cosa significa vivere veramente, nella maggioranza dei casi si adattera’ alla vita che conosce.

Il secondo, invece, cerchera’ in tutti i modi di tornare libero alla vita che conosce e che sicuramente e’ migliore della vita conosciuta dal primo gorilla.

Queste persone non pensano neanche lontanamente di tornare libere semplicemente perche’ sono nate nella gabbia della loro avidita’ che rappresenta, per loro, il migliore dei mondi possibili.

Andrea

Dalai Lama - Vivere


"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute.
Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro.
Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
Dalai Lama

Cristiano Godano - L'idiota



Quando ho scritto “L’idiota” non avevo in mente Dostoevskij, perché quel libro non l’ho mai letto. E’ la parola in sé che mi piace: mi sembra efficace nel definire un coglione. E chi è un coglione per me? Un uomo particolarmente rozzo, piuttosto privo di istruzione e soprattutto di propensione alla cultura, vistosamente e arrogantemente stupido nella sua incapacità di voler scandagliare qualsiasi tipo di profondità. E se è pur vero che al giorno d’oggi l’idea dello scandaglio si è lasciata subissare da quella della superficialità (internet come mare magnum nel quale ogni pagina che apriamo è tutta un subdolo invito ipertestuale ad aprire la successiva, per “notare” gli adescamenti pubblicitari, rimanendovi, nella precedente, giusto il tempo di un’occhiata fugace o di una lettura approssimativa), non si può negare che ciò nonostante si sappia bene cosa si intende con il concetto dell’approfondire qualcosa, anche e soltanto per rimembranze e doveri scolastici. E dunque, pur se solo surfando sulle piccole increspature del grande mare, per un po’ di persone di senno c’è sempre una qualche auto-consapevolezza di cosa sia opportuno per la propria cultura: la voglia di farsela, sostanzialmente, bene o male che sia. (Sono bandite le malizie su quel “farsela” :)
Il coglione invece è quello che non si cura di tutto ciò e vive unicamente per apparire. Ma unicamente proprio! E nulla sa dell’essere, e tanto meno gli importa. Tra uno sniff e l’altro ottenebra gli spazi interstiziali di vita, quelli dove non v’è divertimento potenziale, assolvendo a qualche compito (il lavoro ad esempio) in attesa della prossima occasione, per offrire la sua bocca alla ottusa ilarità che si ritrova in corpo, da esibire magari danzicchiando su qualche ritmo plastico. Va da sé che quando il vicario della Nemesi gli recapiterà sulla testolina la batosta che merita, l’ottenebramento di cui sopra gli avrà già da tempo bruciato tutti i centri di elaborazione delle emozioni e degli stati d’animo, e soprattutto la capacità di decodificarli e interpretarli per ammortizzarli (dicesi intelligenza emotiva, di cui il coglione è privo). Ergo la batosta lo ritroverà impreparato e tonto, con gli occhi sgranati sul grande nulla del suo patetico smarrimento, finanche incapace di prendersela con qualcosa o qualcuno (sé stesso in primis) per una qualche giustificazione costruttiva.
Detto ciò, e pensando a Fioritodaccòsaggeseccetera, ultimi tre nomi di una punta fra le tante della grande punta dell’iceberg della tradizione anti-etica connaturata al nostro popolo (perché… sarà trita come solfa, ma che il popolo italiano sia un popolo di furbetti è sempre vera, a prescindere dai tentativi di trovarne i pregi reali), detto ciò, al di là dell’indignazione che mi accomuna ai tanti, mi è sopraggiunta l’altro giorno la divertita consapevolezza che le parole del mio testo stavano benissimo addosso anche a questa tipologia di balordi, che beneficiano dei soldi dei contribuenti per il loro divertimento arido e demente, per i loro yacht e le loro strisce, per le loro bollicine e le loro fighette comprate all’outlet della mondanità. Una scostumatezza abnorme, che a pensarci non si sa bene se sia più da voltastomaco immediato o da stupore e meraviglia ragionati: come si può, infatti, arrivare a una avidità tale per cui ti intaschi milionate di euro in un parossismo di ingordigia drogata, straniata, svergognata, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, trasformando la proverbiale occasione che fa l’uomo ladro in consuetudine – presumo – adrenalinica e metodicamente priva di scrupoli? Come si spiega l’incapacità di temere che prima o poi tutto venga scoperto? E’ curioso! E’ materia da Dostoevskyj, per l’appunto, che avrebbe saputo scriverci qualcosa di indubbiamente memorabile. (E magari l’ha fatto…)
Intanto però, bisognerebbe davvero non accontentarsi dei conforti dell’arte: non so bene come, ma qualcosa dovrebbe veramente accadere in questo nostro discutibile contesto sociale affinché certe storture congenite si raddrizzassero definitivamente. So che lo sapete. E infatti mi fermo alla speranza che accada, senza proclami acchiappaconsensi. Noi MK una cosa a suo modo utile l’abbiamo fatta con il cd “Canzoni per un figlio” e il suo libretto (è pur sempre, forse, un semplice conforto dell’arte, ma in chiave propedeutica).
P.s: ho il desiderio di sottolineare che non sono contro il divertimento. Fare i cazzoni è assai bello, farlo diventare una ragione di vita in assenza d’altro è un disgraziato vuoto a perdere. Anche per gli impuniti, perché il vicario della Nemesi arriverà anche da loro.
P.s2: è davvero molto, molto difficile soggiacere all’obbligo e al dovere di pagare le tasse sapendo che vanno ad arricchire i troppi coglioni.

martedì 8 gennaio 2013

Andrea - Costruire un'opinione


Quello che scrivo e quello che penso non ha nessuna appartenenza politica, non devo portare avanti il pensiero di nessuno, neanche il mio.
Tutto ciò che desidero e’ avvicinarmi il più possibile alla realtà dei fatti e  trovare le parole per disapprovare quello che sta succedendo tra Israele e Palestina ed in tutte le guerre che si sono fatte e si faranno.

Tralascio volutamente presunte o vere citazioni storiche fatte da persone più o meno contemporanee agli episodi in questione, essenzialmente perche mi e’ quasi impossibile stabilirne la veridicità e demando  quindi agli storici dei secoli a venire un racconto dei fatti esente da convenienze e libero ad una più ampia ricerca della verità.

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Stiamo assistendo alla ripresa delle ostilità tra i Israele e Palestina.

Tutto cio’ che superficialmente conosciamo sulla vicenda e’ quello che ci dicono i vari giornali/telegiornali ed internet. E’ dunque un’informazione, per forza di cose, che ci giunge quasi in maniera asettica, come se la morte di soldati, adulti e bambini fosse un semplice titolo di giornale da cui si può fuggire semplicemente girando pagina o cambiando canale.

Molti hanno la loro opinione in merito a questa vicenda: c’e’ chi dice che Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi di Hamas e chi che Hamas ha il diritto di lanciare razzi su Israele perché quest’ultima si sta impadronendo del suo territorio. C’e’ chi se ne frega dicendo che se si ammazzano tra di loro e’ meglio per tutti ecc. ecc.

Ma tutte queste persone, me compreso, come si formano le loro idee ?
Ho citato prima gli elementi dominanti da cui siamo più o meno costretti ad attingere le nostre informazioni.

Dobbiamo credere a tutto quello che ci dicono ? Potrebbe esserci colpa o dolo nel cosa, come, quando e quanto ci danno una notizia ?

La risposta mi sembra ovvia.

Per quanto mi riguarda, cerco quindi di trovare nelle notizie che mi danno, quel filo invisibile che le lega tra di loro e che, a volte, vuole che si uniformino come pensiero onde pilotare l’opinione pubblica verso una predeterminata direzione.

Israele bombarda Gaza e fa’ 400 morti. Questo e’ un dato di fatto (forse).

Nei vari Giornali e Telegiornali Occidentali viene data questa notizia aggiungendo le parole “in risposta a ripetuti lanci di razzi da parte di Hamas”.

In seguito le notizie vengono quasi sempre date seguendo questo schema.

Perché ? E’ la verità ? E se fosse la verità perche non dicono anche quanti sono i morti Israeliani per colpa dei razzi di Hamas ? Forse perché il rapporto tra i morti Israeliani e quelli Palestinesi tende a zero, non giustificando la portata di una tale controffensiva ?
Perché ho la netta sensazione che quasi tutto il mondo occidentale parteggi per Israele quando la maggior parte dei morti e’ dal lato Palestinese ?
Perché non viene detto che lo stato d’Israele e’ stato creato nel 1948 per volere delle forze alleate prevaricando i diritti di stati gia’ presenti negli stessi territori ?

Perché si dice sempre che il primo ministro Iraniano vuole annientare Israele ?
Siamo sicuri delle traduzioni che vengono effettuate dei discorsi di Ahmadinejad?

Perché viene sempre ricordato l’olocausto?
Solo per ricordare che sono morti 6 milioni di ebrei ed evitare quindi che una tragedia del genere possa ripetersi o per instillare un sentimento di compassione per gli stessi in maniera forse da scusarne le attuali azioni ?

E l’11 Settembre ? Sono morte circa 4000 persone ed in Iraq, da quando e’ cominciata la guerra, 1 milione e mezzo.
Perché si ricorda l’11 Settembre con tale costanza ed enfasi mentre la guerra in Iraq ha solo sommessi ricordi ? Sono forse alcune morti ed alcune tragedie più importanti di altre o si cerca di soffiare sul fuoco della paura del terrorismo per giustificare determinati comportamenti e privazioni di libertà ?

Perché gli Occidentali, Americani in testa, sono portatori di democrazia e pace, mentre gli altri, intesi quasi essenzialmente come Islamici, sono dei terroristi ?
E perche gli occidentali portano sempre “la pace” in territori con enormi risorse petrolifere (IRAQ), minerarie (AFRICA), snodi di oleodotti/metanodotti (AFGHANISTAN), strategiche (VIETNAM) ?

Perché e’ stato creato il connubio terrorista-islamico e non solo terrorista ?
Si vuole forse demonizzare una religione a vantaggio di un’altra ?O si vuole demonizzare un civiltà a vantaggio di un’altra ?
Perché i civili italiani che combattevano contro i nazisti venivano chiamati partigiani mentre i civili iracheni vengono chiamati terroristi ?
Perché ci sono persone disposte a perdere la propria vita in un attentato kamikaze ?
Sono tutti pazzi da legare o e’ un' azione estrema in difesa di qualcosa ?
Perché sembra quasi sempre che questi kamikaze facciano vittime civili ? Si uccidono quindi tra di loro ? Può essere?
Perché continuano a martellarci con la paura di un attentato terroristico nelle nostre città quando vediamo che avvengono sempre più o meno nelle stesse zone?

Perché c’e’ un odio crescente verso il mondo occidentale ?
Perché gli Stati Uniti e l’ONU si arrogano il diritto di intercedere in questioni politiche di altri paesi ?
E se non possono farlo secondo criteri legislativi lo fanno adducendo motivazioni quali “detenzione di armi di distruzione di massa” o “costruzione di armi atomiche”, dimenticando che loro stessi, per primi le posseggono, e per primi ed unici le hanno usate (vedi Hiroshima e Nagasaki).

Perché l’IRAN non potrebbe avere la bomba atomica e gli Usa si ? E’ forse scontato che gli usa ne farebbero un uso migliore ? O sarebbe ancor meglio che non l’avessero entrambe?

Perché non si dice che e’ terrorismo costruire fabbriche in disprezzo alle più elementari regole di sicurezza (vedi Bophal) o finanziare sommosse in numerosi stati dell’America Latina o dell’Africa ?

Perché in un continente così ricco come l’Africa la gente muore di Fame?
Sono tutti degli stupidi non in grado di organizzarsi o c’e’ una volontà precisa ed inflessibile di derubarli delle loro risorse e mantenerli in uno stato di soggezione economica e culturale ?

Perché non viene esplicitato chiaramente come lavora il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale ?

A tutte queste domande vengono date molte risposte.
Non sono però riposte “ad ampio raggio” in quanto non sono visibili alla maggior parte della popolazione perché prive di quel veicolo fondamentale che sono i giornali/telegiornali.Le trovi con fatica in Internet.

Alla luce di tutte queste domande mi sembra di poter dire che ci sia una chiara volontà di affermare una netta divisione tra due civiltà.
Una netta volontà di affermare chi e’ in diritto di portare la democrazia e la pace ad altri.
Una netta volontà di affermare chi e’ nel giusto e chi no.

Questi miei pensieri sono in prevalenza stesi sotto forma di domande in quanto non ho risposte.

Tuttavia mi sembra di percepire dagli eventi, alcuni elementi che mi inducono a parteggiare più da un verso che da un altro, senza tralasciare i pregi e i difetti di tutti.

Penso che dovremmo porci più domande per non subire acriticamente tutto ciò che ci viene detto.
Penso che dovremmo avere più empatia, ponendoci nei panni degli altri e domandandoci cosa faremmo al loro posto.

Il nostro giudizio sarà più vero anche se non esente da errori.

Andrea

Lev Tolstoj - Contro la caccia


·       Sono stato cacciatore appassionato per molti anni, anzi la caccia era per me una occupazione molto seria [...]. Il rimorso, dapprima appena percettibile nella mia coscienza, si ingrandì a poco a poco, se ne impadronì interamente, la scosse, e finì coll'inquietarmi seriamente. Dovetti guardare la verità in faccia, ed allora compresi la crudeltà della caccia. Ora in essa non vedo che un atto inumano e sanguinario, degno solamente di selvaggi e di uomini che conducono una vita senza coscienza, che non si armonizza con la civiltà e col grado di sviluppo a cui noi ci crediamo arrivati.
·       Oggi uccidere gli animali, anche per l'alimentazione dell'uomo, è divenuto assolutamente superfluo, come è provato dal numero sempre crescente delle persone che si nutrono di proposito con alimenti vegetali o latticini.
La
caccia non è una forma naturale della lotta per l'esistenza, ma un ritorno volontario allo stato selvaggio, con questa differenza: che la caccia era una occupazione naturale per l'uomo primitivo, mentre questa occupazione nell'uomo moderno civilizzato non fa che esercitare e sviluppare in lui istinti bestiali, che la coscienza riprova, e che teoricamente la nostra civiltà vorrebbe aboliti.
·       Noi siamo fieri del progredire della nostra civiltà, esaminiamo con soddisfazione ciò che consideriamo come suoi successi in tutte le branche della vita sociale, ma osserviamo pure che la nostra esistenza è spesso fondata sui principi più ingiusti e crudeli, e che l'umanità dell'avvenire ne parlerà con la stessa ripugnanza che noi proviamo oggi per la schiavitù e la tortura, come errori di altri tempi, che la civiltà ha abolito.
·       La pietà è una delle più preziose facoltà dell'anima umana. L'uomo, impietosendosi delle sofferenze di un essere vivente, dimentica se stesso e si immedesima nella situazione degli sventurati. Con questo sentimento si sottrae al suo isolamento ed acquista la possibilità di congiungere la sua esistenza a quella degli altri esseri.
L'uomo, esercitando e sviluppando questa qualità che lo unisce agli altri, s'incammina verso una vita superpersonale, che eleva ad un livello più alto la sua coscienza e gli offre la maggiore felicità possibile. Così, la pietà, mentre addolcisce le sofferenze degli altri, è giovevole ancor più a colui il quale la prova.



1895, Lev Tolstoj

domenica 6 gennaio 2013

Primo Levi - I mostri


"I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere... Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà."
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/saggezza/frase-101582>

Che Guevara - Lettera ai Figli


Lettera ai Figli

Cari Hildita, Aleidita, Camilo, Celia ed Ernesto,
se un giorno dovrete leggere questa lettera, è perché non sarò più tra voi.
Quasi non vi ricorderete di me e i più piccolini non mi ricorderanno affatto.
Vostro padre è stato un uomo che agisce come pensa
ed è certamente stato fedele alle sue convinzioni.
Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter 
dominare la tecnica che permette di dominare la natura.
Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale niente.
Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia 
commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.
Arrivederci, bambini miei, spero di rivedervi ancora.
Un grande bacio e abbraccio da papà